Voci Siciliane

DRAGO CALOGERO DRAGO CALOGERO Pubblicato il 29/03/2016
Delle feste,  spesso restano  strascichi di ricordi, sopratutto quando

Delle feste, spesso restano strascichi di ricordi, sopratutto quando

Delle feste, spesso restano strascichi di ricordi, sopratutto quando essi ti portano lontano nel tempo. Ti accorgi che tutto e fermo al giorno in cui sei andato via. La tecnologia che prova a farti rivivere le tradizioni, invece genera confronti. Chi osservando i dolci Pasquali che invadono il web, non ha esclamato: "nun c`è parauni" riferendosi a quelli fatti nei forni a legna ai tempi dei nostri genitori. Essi mica si potevano confrontare con quelli fatti in Lombardia o in Piemonte se non addirittura in Germania o in Olanda. Mia madre al massimo ne parlava "cu la za Vicenza e la za Gnesa" se poi voleva fare paragoni più ampi svoltava la "cantunera" e le confrontava con quelli fatti da "la za Gnazia o la za Maria". E allora vai, " Mi cci vinni anticchiedda di ciminu supierchiu ", "a mia mi vinniru `mpastati anticchia cchiù duri", "sapissi! lu furnu era troppu cauru e mi l`avvampà tutti", "a cchi ssacciu chist`annu mi vinniru senzan`anghi". A proposito di "Anghi", ai miei tempi il nostro dolce tipico Pasquale era "lu PANUZZU" e oltre ad essere buono per il palato e bello per gli occhi al contrario di molti che si vedono ai tempi nostri, ("Sunnu ssi `mpruogghi di farina" mi ha confidato mia zia) era provvisto di "anghi" che poi funzionavano anche come unità di misura per la consumazione dello stesso " mi nni mangiaiu un`anguzza", "dui anguzzi" e così via. Tempi andati e da ricordare. Un caro saluto a tutti.

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