i ponti
A parte i Carabinieri, di cui lo Stato è garante, i rimanenti, se avessero dovuto pagare l` I.M.U. su tutti quei beni di cui erano intestatari, avrebbero potuto vendere le legittime proprietà. Google Maps non era ancora nato ed allora ci si muoveva con dei riferimenti. Certo in una Città la presenza di teatri, chiese, ville o particolari negozi facilitavano l`individuazione dei luoghi dove si voleva andare, in un paese (sempre con le dovute proporzioni) la cosa diventava più difficile, allora ci si affidava a qualcosa di locale. Noi ad Alia vista la ripartizione e la quantità facevamo riferimento ai "Ponti" e i ponti facevano riferimento alle famiglie o alle persone che vi abitavano nelle immediate vicinanze prendendone il nome come a legittimarne la proprietà. "Lu ponti di la caserma", posto nelle immediate vicinanze della caserma dei carabinieri, apriva la serie di tutti quelli che attraversavano Alia da Est a Ovest. Poco più avanti incontravi quello "di la funtanedda" porta d`ingresso del quartiere Fontanella ai piedi del quale vi era una fontanella ovvero un "cannuolu" dove tutti i residenti del quartiere si rifornivano di acqua. Pochi metri più avanti si apriva l`immenso patrimonio di li "Urtulani", Ponte, sottoponte, scalunera, vadduni e punticieddu. Per chi non lo sapesse, " Lu punticieddu" era composto da due massi malfermi sistemati ai margini del torrente (vadduni) che scendeva lungo la scalinata (scalunera) e che raccoglieva tramite il sottoponte tutta l`acqua piovana che si riversava in via Rocca la Russa. Tale ponticello dava la possibilità di collegare il quartiere nuovo (fondo Leone) a quelli adiacenti senza andare a fare lunghi giri. Qualche centinaio di metri più avanti attraversata la strettoia di via Palermo incontravi il ponte di Via Api che era suddiviso tra tre proprietari, il primo tratto era quello di "mastro Niculà", quello centrale "di la za Angiulina la subalasagna" e quello finale "di lu zi Ninu Nasca". Col passare degli anni il tratto iniziale fù ceduto alla signora Elisa, quello finale fù ereditato da Pierino, solo quello centrale restò sempre di la za Angiulina. Lasciata via Palermo immettendosi per via Montemaggiore, trovavi la proprietà di la "za Maria ". Da punta a punta era lu ponti di la za Maria la uccera, nella proprietà comunque non era compresa la "scalunera" ingresso del quartiere Acqualunga, la quale era suddivisa in pari quote tra "lu zi Rusulinu Puddicinu e Damiano Roberti, entrambi dirimpettai "di la scalunera" in quanto "muru e mienzu di putia" (confinanti di bottega). La "za Pina cu lu zu Paulu làllà" invece, si dovevano accontentare solo "di l`acchianatedda di lu ponti" (la salitella del ponte) che portava al mulino e del primo dei tre ponticelli a guardia delle tre piccolissime strade sottostanti a via Montemaggiore. Del secondo ponticello era intestatario "lu zi Mattè L`ugghiaru", e dell`ultimo la "za Lilla". Infine, il più piccolo, all`apparenza il più insignificante tra tutti. Ad esso era incorporata una fontanella dove giornalmente schiere di persone munite di "nziri e Bummari" (contenitori in terracotta di diverse dimensioni)si rifornivano di acqua da bere , entrambi risultavano intestati alla "Signora Maggio". "Lu ponti e lu cannulieddu di la Signora Maggio". La casa dove abitava la signora da cui hanno preso il nome, ha cambiato più volte inquilini, eppure la proprietà indicativa è rimasta sempre uguale. Ma chi era la Signora MAGGIO? Un caro saluto a tutti. P.S. nei miei ricordi, per ponte venivano indicati anche i piccoli bastioni di contenimento lungo le arterie principali, vedi quelli lungo via Montemaggiore o quello della Fontanella. (la foto è di Pinella Drago a cui và il mio grazie.)